La Storia

La struttura, costruita nel 1960, è stata inizialmente utilizzata dall’Istituto Farmaceutico Italiano ed è stata sede di una fabbrica dell’Autovox prima di essere ceduta nel 1978 alla Siva S.p.a.

Da quel momento l’edificio divenne un centro di ricerca internazionale e di riciclaggio legato all’Ente Nazionale Cellulosa e Carta, associato al Museo della Carta, della Stampa e dell’Informazione. Un vero patrimonio storico-culturale, fondato nel 1980, che conservava opere preziose per la comunità romana: lì furono ritrovate l’Ave Maria in tela più piccola del mondo, delle pergamene egizie e dei macchinari di epoca medievale ed una ricca collezione delle macchine di Gutenberg.

Nel 1994 l’Ente Nazionale Cellulosa e Carta viene soppresso e lo stabile, l’anno successivo, viene ceduto in comodato all’Istituto Poligrafico Italiano. Dal 2003 al 2006 la struttura di via Salaria viene destinata dal Ministero del Tesoro agli Archivi di Stato.

Il 4 aprile 2008, lo stabile in via Salaria 971 viene occupato da un centinaio di persone del gruppo Area Ingovernabile e dall’associazione bengalese Dhuumcatu, dopo un percorso di lotta per il diritto all’abitare. Dopo 18 mesi di occupazione, lo stabile viene sgomberato il 9 settembre 2009 dagli agenti della Polizia di Stato e dai Carabinieri. Il 18 novembre 2009 alcune famiglie rom, ex abitanti del Casilino 700, vengono collocate all’interno dell’ex cartiera di via Salaria 971; sono le prime 130 persone ad essere accolte su disposizione dell’amministrazione comunale. Nel dicembre 2010, risultano accolti nella struttura 322 ospiti di cui 80 minori. Nel marzo del 2011 gli ospiti risultano essere 352. Nel 2016 viene definitivamente sgomberata e chiusa.